"Norma Bruni, la Diva dimenticata" - Enzo Bellocchio

Il suo nome era Norma Mistroni ed era nata a Bologna il 20 Agosto 1913. Aveva cominciato a lavorare da giovanissima, come collaboratrice domestica. Una sera, mentre era intenta a lavare delle stoviglie cantando delle canzoni allora in voga, venne casualmente ascoltata da un funzionario della Eiar che ne rimase colpito. Le propose, senza esitazioni, di intraprendere la carriera di cantante, cosa che Norma accettò con entusiasmo. Dotata di una voce bellissima e di una bellezza straripante, Norma debuttò in un locale di Bologna e, ancora una volta, venne immediatamente notata dal Maestro Sergio Ala che incoraggiò ulteriormente a proseguire la carriera canora, proponendole anche di migliorare la tecnica e l'intonazione seguendo alcune lezioni a Torino, sede della EIAR. Si iscrisse al secondo concorso EIAR per le voci nuove che si tenne nel 1939 e, dopo una dura selezione fra centinaia di partecipanti, fu ammessa fra i 12 finalsti del concorso, fra i quali figuravano Aldo Donà, Oscar Carboni, Silvana Fioresi, Galliano Cocchi e Dea Garbaccio. Il successo fu immediato e, sotto l'ala protettiva del maestro Pippo Barzizza, incise i suoi primi dischi per la Parlophone e, successivamente, per la Cetra. Il pubblico radiofonico rimase colpito dalla bellezza della sua voce e ben presto, Norma che nel frattempo aveva assunto il nome d'arte di Norma Bruni, divenne in breve tempo la cantante più amata ed apprezzata dal pubblico italiano. Venne definita "Divina Norma", "Voce di velluto nero" ma, soprattutto, "Voce di carne" per la sensualità che sprigionava e per la sua già citata bellezza. Nel 1940, assieme ad altri artisti, prese parte ad una serie di spettacoli presso gli ospedali dove erano ricoverati i feriti del conflitto in corso. Amata e ammirata anche dai suoi colleghi che apprezzavano, oltre alle sue doti canore, la spontaneità e le sue doti umane, Norma si avviò verso un inarrestabile successo, agevolato anche dalla sua folgorante bellezza che portò Narciso Parigi a raccontare di esserne rimasto addirittura ammaliato. Nel 1941, dopo un burrascoso episodio rimasto sconosciuto, abbandonò l'orchestra Cetra per entrare a far parte di quella del Maestro Cinico Angelini, diventando la protagonista della rivista radiofonica "Eccoli come sono" messa in onda da Radio Roma a partire dall'Aprile dello stesso anno.
Fra il 1940 ed il 1943, incise 41 dischi. Il suo successo di punta fu "Silenzioso Slow", più noto col titolo "Abbassa La Tua Radio", incisa nel 1940.Il successo continuò inarrestabile fino al 1943 quando, subito dopo la firma dell'Armistizio del 3 Settembre e la successiva proclamazione dell'8 Settembre, una serie di scelte le risultarono fatali. Legata sentimentalmente a un uomo del Regime fascista, decide di continuare ad esibirsi in una serie di spettacoli per gli occupanti tedeschi e, successivamente, per l'esercito Repubblichino. Questa cosa non venne dimenticata e, subito dopo la Liberazione, per lei tutte le porte si chiusero. Le fu praticamente impossibile continuare nella sua carriera di cantante perchè associata, indissolubilmente, al Regime fascista e Norma, che mai aveva fatto propaganda o dichiarazioni esplicite di appoggio allo stesso si trovò, da un giorno all'altro, da essere una diva della canzone a essere completamente ignorata dal pubblico, fino ad essere completamente dimenticata. Per lei la vita divenne durissima e dovette, per sopravvivere, accettare lavori più disparati, molto umili e quando le venne proposto di fare la guardarobiera in un locale, ne fu quasi contenta. Tentò di riconquistare lentamente la notorietà ed il successo degli anni della guerra e, tra gli anni '50 e '60, oltre ad incidere alcuni dischi con la Italfon, fece qualche comparsata in alcuni lavori di prosa per la RAI, ma nulla fu più come prima e la sua fama di un tempo, fu completamente assorbita dall'oblio. Ma, nel 1970, inaspettatamente Maurizio Corgnati, marito di Milva, si ricordò di lei e la invitò a partercipare al programma televisivo "Gli Amici del Bar" come ospite fissa e sembrò che il destino si fosse attivato per ripagarla di quasi vent'anni di anonima sopravvivenza, senza sapere che, lo stesso, aveva in serbo per lei un ultimo crudele appuntamento. Negli studi RAI di Milano, durante la registrazione della seconda puntata del programma, una emozionatissima Norma Bruni decide di proporre un suo successo del 1940, una canzone intitolata "Triste domenica" Si tratta della versione italiana di una canzone del 1933 scritta dall'ungherese Rezső Seress intitolata "Szomorú vasárnap" (Cupa domenica), caratterizzata da un testo tristissimo che parla di un uomo abbandonato dalla propria donna a causa dei suoi fallimenti. La canzone venne ripresa nel 1941 da Sam Lewis che scrisse il testo in inglese intitolandola "Gloomy Sunday" (Cupa domenica), abbastanza fedele alla versione ungherese ma, per mitigare la cupezza e la tristezza del testo, Lewis inserì una strofa finale dove tutto il racconto appare, con sollievo, soltanto un sogno. Nonostante ciò nel Regno Unito la canzone fu bandita dalla BBC che consentì la messa in onda del pezzo, solo nella versione strumentale e questo fino al 2002 ! La canzone assunse una brutta fama e fu definita "la canzone maledetta" in quanto, a metà fra verità e leggenda, una serie incredibili di suicìdi, vennero associati, in un modo o nell'altro, alla canzone tanto da essere, tuttora definita anche "la canzone dei suicìdi". Questo non ha impedito a grandissimi e numerosi interpreti, di cantarla ed inciderla, Billie Holiday fra tutti.
Detto questo, Norma Bruni la interpretò nel corso della registrazione della seconda puntata del programma televisivo di cui era ospite. Appena finito di cantare, visibilmente contenta ed emozionata, Norma Bruni esce dagli studi RAI ma subito si sente male. Il malore le fa perdere conoscenza e viene immediatamente portata in ospedale dove arriva in coma. Dopo quasi due settimane di coma, dal quale non riesce più a riprendersi, Norma Bruni muore. Per una incredibile coincidenza, è il 3 Gennaio 1971, la prima domenica dell'anno. Ancora una volta la canzone maledetta ha avuto la sua vittima. Norma Bruni tornò ad essere la Diva dimenticata fino a quando, di recente, un libro e alcuni appassionati in rete, hanno riportato il suo nome alla ribalta, nella speranza di ridarle la fama che un immeritato destino le aveva tolto.

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